E il cielo è blu.
Lo dici tu.
Sì, lo dico io. Anzi, è ciano. E’ sereno e so che si vedrebbe la torre della Telecom, se solo potessi sporgermi dalla finestra. Non posso farlo, però, perché i vicini mi vedrebbero.
Sto nascondendo i nostri momenti di pornoamore, amore, e, visto che hai lasciato le zanzariere aperte nella fretta di tirar giù le persiane per il primo “ciak”, so anche dirti con sicurezza di chi sia la colpa per la cimice sulla lampada Ikea.
Il cielo è ciano e tu hai un occhio destro nuovo che guardo ora per la prima volta dopo all’incirca 441,3343229583333 giorni che stiamo ufficialmente insieme. Il tuo occhio castano, vecchio ma nuovo, usato ma buono, più chiaro del mio. Mi guarda e mi chiede “per sempre”? Ti dono anche l’eternità, amore, ma fammi cambiare posizione se non vuoi una neverending story da 10 minuti appena.
Io ci sarò anche dopo che saranno finiti il gorgonzola, l’emmenthal, le uova, la cioccolata e il the. Quel tuo occhio nuovo, però, c’è da oggi. Giuro che non l’avevo mai notato prima.
E mi son bloccata lì: sotto il mio naso un occhio nuovo, con la coda dell’occhio una pennellata di ciano. E il tempo procedeva a scatti, saltando secondi. A tratti mi accorgevo. A tratti lucidamente mi sembrava che mi fosse svelato qualche strano segreto. A tratti aprivo i miei occhi già aperti. Ciano. Scatto. Occhio. Scatto.
Ecco, io in quel momento mi son sentita così nuova che non saprei nemmeno dire come mi son sentita. Mi son sentita che mi ha impressionato e me lo ricordo, tanto e vivido. E riferisco. Appendo in bacheca, giù in portineria, che così tutte passano, leggono e prendono atto. Sì, perché, a volte, c’è solo da prenderne atto.
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