Alle 6.45 passa Andre a prendermi e poi direttamente all’aeroporto che alle 8.30 c’è il nostro volo per Trapani. Poi dalla terra ferma all’isola. Favignana. Una settimana di mare.
Non pregusto niente e non mi aspetto niente, come mio solito. Motivo per cui mi è sempre un po’ difficile preparare la valigia: non riesco ad inquadrare bene che cosa ficcarci, non riesco ad organizzarmi, perché non so che cosa farò. Non lo immagino finchè non lo vivo, non lo pregusto, ma lo gusto e basta.
Così da domani mattina mi sentirò autorizzata a chiudere i battenti del mio cervello, allontanandomi fisicamente e mentalmente da tutta la mia realtà humanitaria. Adesso devo convincere Simona che si deve staccare quanto più possibile dalle radici terrene del Norditalia e riattaccarsi a quelle meno terrene del Suditalia. Meno terrene e più galleggianti, più ondose, più isolane. Che poi lo sa Simona che un’isola sempre terra è, ma si scompensa un po’ a vedere mare a pieno orizzonte in versione foto panoramica, ovvero trecentosessantagradi.
La missione potrebbe risultare ardua, ma non impossibile. Ardua per una manciata di motivi:
- Simona nutre una leggera irritazione per tutti quei mezzi di trasporto che non utilizzano la terra per avanzare nella direzione di arrivo.
- Simona è lenta, ma di una lentezza da invertebrato. Tanto nelle azioni quotidiane, quanto nell’esperire. Per cui esperirà il clima vacanza a metà vacanza e abbandonerà il clima dottoressa Giò hypomaniac version forse un po’ tardi e si perderà sicuramente qualcosa di bellissimo. Qualcosa che comunque adesso non potrebbe mai immaginare e nemmeno un secondo prima di viverlo.
- Simona ha un mare dentro, composto da almeno un migliaio di onde. Occhio e croce. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Frish e frush. Frish e frush. Spumeggiante. Retreggiante. Galoppante. Disarmante.
- Simona nutre una leggera irritazione per tutti quei mezzi di trasporto che non utilizzano la terra per avanzare nella direzione di arrivo.
- Simona è lenta, ma di una lentezza da invertebrato. Tanto nelle azioni quotidiane, quanto nell’esperire. Per cui esperirà il clima vacanza a metà vacanza e abbandonerà il clima dottoressa Giò hypomaniac version forse un po’ tardi e si perderà sicuramente qualcosa di bellissimo. Qualcosa che comunque adesso non potrebbe mai immaginare e nemmeno un secondo prima di viverlo.
- Simona ha un mare dentro, composto da almeno un migliaio di onde. Occhio e croce. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Frish e frush. Frish e frush. Spumeggiante. Retreggiante. Galoppante. Disarmante.
Se si somma il moto ondoso del piccolo mare di Simona - prima ho un po’ esagerato: possiamo pure definirla una piscina con le onde artificiali - col moto ondoso del mare Mediterraneo, composto, in quella parte, dal mar Tirreno e dal mar Ionio, a loro volta composti da una moltitudine più che infinita di onde, il risultato è un gran casino di frish e frush. Frish e frush alla n.
Dopo una settimana si possono ben intuire quali saranno le ovvie conseguenze.
- Simona si immagina sull’isola come un surfista alla prima lezione su una tavola da surf. In bilico, con paura di cadere, senza il controllo di ciò che ha sotto il culo o sotto i piedi e senza cordino di sicurezza attaccato alla caviglia. Lei sa benissimo che un’isola non è una tavola di terra che galleggia sull’acqua, con le onde. Lei lo sa che è una punta di terra che sputa la sua lingua, ma affonda i piedi nelle profondità del mare, con le onde.
- Simona si immagina sull’isola come un surfista alla prima lezione su una tavola da surf. In bilico, con paura di cadere, senza il controllo di ciò che ha sotto il culo o sotto i piedi e senza cordino di sicurezza attaccato alla caviglia. Lei sa benissimo che un’isola non è una tavola di terra che galleggia sull’acqua, con le onde. Lei lo sa che è una punta di terra che sputa la sua lingua, ma affonda i piedi nelle profondità del mare, con le onde.
Eppure non si immagina nulla. E ci scrive parole ancor di minor senso.
Insomma, io parto.
E tutto ciò che posso immaginare è ciò di cui già ho esperienza.
Immagino il mio amore. Il sonno vicini, soprattutto.
Sonno e sogno in spagnolo rispondono alla stessa parola, sueño. Forse perché son considerati concettualmente la stessa cosa. Forse perché è ovvio che quando ti addormenti sogni.
Forse è per questo che, quando dormo con te, amore, non sogno quasi mai.
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