sabato 28 agosto 2010
Embè
Se ne frega di fiabe, anime che si incontrano, amano, vivono, sognano, godono. Se ne frega dell’amore, della lacrima, del simbolo, del colore, della passione, della ricevuta, della vendita, della resa, del diritto al risarcimento, dell’aspettativa, del ruolo, del dovuto, del vuoto, del pieno, della data, dell’augurio, della circostanza, dell’amore a comando, dell’amore, scaduto, della data di scadenza, del consumarsi preferibilmente entro il mai. Se ne frega dell’infinito, del mai, del sempre, per sempre, del primo, dell’ultimo, dell’unico, del solo e del vero. Se ne frega della promessa, dell’intenzione, della manovra, della ragione, della convinzione, dell’illusione, dell’ignoranza, dell’autocelebrazione, della circuizione, del sentimento circuito, dell’educazione, del sentimento educato, coatto, elevato, costruito, sopravvalutato, screditato, autoscreditato, finto, rigirato, vittimizzato, armato. Se ne frega del ricatto, della morale, del ricatto morale, della morale ricattata, della supplica, dell’autentico, del falso tinto a vero. Se ne frega del contorno, del limite, dell’eccesso, del bianco e del nero, delle vedute, del naso e del non saper guardare oltre. Se ne frega della pretesa, dell’autoritratto, del ritratto, del capire, del non capire, del motivo delle cose, delle azioni,delle persone, della giustizia, del giudizio, della categorizzazione, dell’uomo, dell’essere diverso, dell’appoggio, dell’incomprensione. Se ne frega del dispetto, del ricordo, del dito, che lega il cervello schiavo. Se ne frega dell’aspettativa, della vincita, di qualcuno che vince, della delusione vinta, della vittoria che delude. Se ne frega della regola, della protezione, della lotta, del sé, dell’io, della pace che il pensiero non troverà, del mai. Se ne frega dei monologhi, delle orecchie, dell’ascolto, di parole banali, di ripetizioni, di parole sorde, di ascolti inuditi. Se ne frega delle idee, dell’uguale, della crescita, della palude, dello stagno, della statica, dell’evolversi. Se ne frega di orgoglio, di miti, di aspirazioni, di piante arrampicanti, di binari, di direzioni. Se ne frega di legittimazioni, di conti, di rese dei conti, di altri, di sé stessi. Se ne frega del secondo, del primo, del minuto, del tempo, del panta rei, del trattenere, del custodire, del nascondere, del segreto, della condivisione. Se ne frega del rosa, dell’azzurro, del profumo e della puzza. Se ne frega della primavera, dell’estate, dell’autunno. Se ne frega del non detto, del grande significato, del significato, del senso, del sole, della pioggia, dell’abbraccio, del bacio, del legame, della solitudine, della convivenza, della temperanza, della tolleranza, della saggezza, del silenzio. Se ne frega della visione, della canzone, dell’acqua, della pelle, dei peli, delle stelle, delle nuvole, delle forchette, della tovaglia, dei cognomi, dei diminutivi, dei vezzeggiativi. Delle canzoni, dei versi, dei gesti, del pesto. Se ne frega del film, della poesia, del cavallo, della treccia, del balcone, del veleno, del cattivo, del buono, del bene, del male, dell’odio, dell’amore, della morte. Se ne frega delle foto, dei particolari, della grana, del ritocco, della perfezione, dell’idiozia, della vita.
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