Manca la luna in cielo, che, come si dice, è nuova. L’anno scorso, di questo periodo, era piena e noi cercavamo le piramidi con due sacchi dell’immondizia.
Quest’anno, invece, che Cheope ce la impedisce proprio la luna che latita, cerchiamo e troviamo le vigne, mangiamo e facciamo all’amore. Che poi perché si dice “fare a”, come se uno lo imitasse quest’amore, ma io so che noi non ci proviamo mai: semmai si imitano attori famosi, in settori di nicchia. Fortuna che l’amore è un’altra cosa ed anche questa estate l’abbiamo aspettata insieme.
“Voglio te, una vita, far l’amore nelle vigne. Cade l’acqua, ma non mi spegne, voglio te” cantava Mara Cabeddu insieme a Battisti. Ed io concordo. Come potrei diversamente?
Mentre l’auto corre nel buio della Brianza e ascoltiamo rapiti la storia di 9 dita e mi coglie la bellezza della lentezza delle parole di Lo Cascio, tu ti addormenti, come i bambini quando è troppo tardi e tornano da cene di genitori e amici di genitori, sono stanchi stravolti e crollano in auto. Mi viene da pensare che, semmai un indomani si dovesse fare tardi, con tanto di marmocchi al seguito, forse dovrei guidare io e avrei un gran russare nell’abitacolo, diretti verso casa. Insomma, amore, tu ti addormenti e sogni anche per me.
Mentre l’auto corre nel buio della Brianza e ascoltiamo rapiti la storia di 9 dita e mi coglie la bellezza della lentezza delle parole di Lo Cascio, tu ti addormenti, come i bambini quando è troppo tardi e tornano da cene di genitori e amici di genitori, sono stanchi stravolti e crollano in auto. Mi viene da pensare che, semmai un indomani si dovesse fare tardi, con tanto di marmocchi al seguito, forse dovrei guidare io e avrei un gran russare nell’abitacolo, diretti verso casa. Insomma, amore, tu ti addormenti e sogni anche per me.
E quando siamo quasi arrivati a destinazione la radio trasmette la canzone giusta, quella che si può cantare a squarciagola, cantare seriamente, oppure canticchiare e basta. Io canticchio, perché non voglio svegliarti “There and then all my dreams will come true, dear…”. Un sogno, sì, è vero, l’ho appena realizzato, ma tutti gli altri ancora no, o forse tanti sì, tanti che non credevo nemmeno di poter sognare. E’ che le cose più belle son quelle a cui non credi, son le sfide contro te stesso, il passo oltre i propri limiti e paure, il tuffo nel vuoto l’attimo dopo che ti sei accorto che fortunatamente sei caduto sul morbido.
Dormiamo un sacco questa notte e al risveglio mi dici che da oggi puoi finalmente dire che sono tre anni che stiamo insieme.
Al di là dell’incontenibile angoscia del tempo, non mi frega degli anni, mi frega di noi, di un tempo che si ferma, di una voglia immutata, di un punto fermo che rassicura, di una fede che cresce e mi salva, proprio perché ci credo.
Preferisco lasciar fare a noi di domani, muti, la vita che oggi non siamo nemmeno capaci di sognare, invece di parlare di quanto sarà bello e promettere l’inimmaginabile, preferisco ridere con te, di te, di me, di noi, del nostro passato, qui nel presente, che il domani è per quei nomadi di spirito che non hanno paura di vivere viaggiando nella realtà.
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